Chi c’è nella tua stanza? Il segreto per rendere la tua vita migliore.

Chi c’è nella tua stanza? Il segreto per rendere la tua vita migliore.

Sabina Vaccari 13 Aprile 2021 training
7 min

La domanda potrebbe sorprenderti perché, nella vita reale, ci troviamo in più di una stanza, nelle quali viviamo, lavoriamo, sogniamo, amiamo.

Qual è allora la mia stanza? Di quale stanza parliamo? La domanda è il titolo del libro di Ivan Misner, il fondatore di BNI, un libro scorrevole, 8 capitoli per 80 pagine, e apparentemente semplice.

Ma, già dal primo capitolo, la reazione del lettore, potrebbe essere questa: “No, figuriamoci! Non può essere vero.” Come è stata la mia reazione. Ero confusa e, lo confesso, mi sentivo imprigionata. Perché?

Immagina di vivere in una stanza. Ecco, non è difficile raccogliere l’invito a mettersi comodi in una stanza e immaginare la nostra vita, l’intera nostra vita.

Nella stanza ci sei solo tu, con la tua immaginazione; tu e lei, l’immaginazione, impegnati a creare la tua vita, nella sua ricchezza di persone, impegni, progetti, cose, desideri.

Nella tua stanza puoi accogliere tutti, raccogliere cose, immaginare attività e nuove relazioni con le persone, coltivare ambizioni, conservare ricordi … Questo perché la tua stanza, come tutte le stanze, ha una porta.

Una sola porta, dalla quale puoi solo entrare.

C’è però un vincolo, una condizione che definisce la porta della tua stanza: è una porta di sola entrata. E chi entra, rimane per sempre nella tua stanza. Non potrà uscire. Le persone che entrano nella tua stanza, non escono. Le persone che già si trovano nella tua stanza, non escono. Questa è la regola della stanza. La tua stanza.

Cominci a cogliere il senso dell’esperimento? La portata della provocazione? Se ti sei immedesimato nella tua stanza e cominci a provare un senso di smarrimento e incertezza, non sei il solo. È stato così anche per me. Benvenuto nel mondo reale.

Cominciamo dal presente

Per guardare al futuro e superare il senso di smarrimento iniziale: il caos nella mia stanza. Cosa puoi fare per mettere ordine nella tua stanza? Cioè, nella tua vita? Innanzitutto, devi partire dalle persone, esperienze, attività che generano una risonanza positiva, una sensazione profonda di benessere, un accordo. E riconoscere la dissonanza (lo sgradevole rumore del gessetto che graffia la lavagna) come fonte di disagio. Impara a riconoscerla e saprai tenerle fuori dalla porta della tua stanza.

Non chiederti cosa serve al mondo. Chiediti cosa ti fa sentire vivo e fallo. Perché il mondo ha bisogno di persone che si sentono vive. Howard Thurman

Qual è la forma della mia stanza?

Non pensare che la stanza debba avere dimensioni ridotte, come la maggior parte delle stanze in cui viviamo. La capienza, la forma non sono un problema. Non hai limiti, ma solo una regola: c’è una sola porta di entrata. Puoi immaginare la tua stanza come il salone di un palazzo d’epoca, un teatro, un labirinto. Questa?

Ricorda: organizzerai la stanza sempre secondo uno schema:

  1. Con te, vicine, le persone con le quali hai una frequenza quotidiana, una relazione forte: famigliari, amici, collaboratori. È lo spazio della massima fiducia.
  2. In prossimità, le persone con le quali hai una relazione frequente, come i colleghi di lavoro.
  3. Da qualche parte, occasionalmente, le persone che entrano in modo occasionale nella tua vita.
  4. Lontano, ossia tutte quelle persone che, nel momento presente, sono in una zona della stanza che potremmo chiamare “dimenticatoio”. Da qualche parte della stanza, ma sono ancora lì, dove rimarranno per sempre.

Non dimenticare: persone sbagliate – quelle che portano disordine e caos nella tua vita – rimangono fuori. Sono sbagliate per te, non in sé. Ma come?

Istruire il buttafuori

Devi comunicare al tuo buttafuori, il guardiano della tua porta, istruzioni precise, a partire dai valori nei quali ti riconosci insieme ai valori ai quali ti ispiri.

Se non sei in grado di definire i tuoi valori e, insieme, identificare le persone che contribuiscono a rendere la tua vita più felice, come potrai far lavorare bene il tuo buttafuori? Identifica i tuoi valori e sii realista.

Non credo più alle parole, ho fiducia solo nei comportamenti. Jerry Porras

I tuoi valori probabilmente sono già presenti nella tua stanza. Dovrai quindi descrivere meglio i valori ai quali aspiri. Insieme ai tuoi punti di rottura; ad esempio, “Nella mia stanza non voglio i ritardatari” o le persone che si lamentano o chi è sempre alla ricerca di una giustificazione.

Chi c’è veramente nella tua stanza?

Nella tua stanza ci sono più persone di quante tu possa immaginare. Devi stringere il cerchio e provare a identificarle. Chi ti è vicino, probabilmente, merita di trovarsi lì, a portata di relazione. O no?

C’è qualcuno che butteresti fuori? Non puoi. La porta della tua stanza è una porta di sola entrata. Ma se hai l’identikit di quella persona saprai istruire meglio il tuo guardiano.

Confronta la lista delle persone con la lista dei tuoi valori: troverai sintonie e dissonanze. Devi trovare persone che ti aiutano a essere la versione migliore di te stesso. Queste persone entreranno nella tua stanza; se sono presenti avranno una visibilità superiore alle altre e una relazione di fiducia con te.

Chi c’è veramente nella tua stanza?

Ti propongo un esercizio. Prendi un foglio e dividilo in due colonne. Nella prima, scriverai il nome delle persone che ti aiutano; nella seconda, le cose che puoi fare per rafforzare la tua relazione con queste persone.

Queste persone, famigliari, colleghi, sconosciuti, saranno i tuoi mentori. E ti aiuteranno a organizzare meglio la tua stanza e a presidiare in modo efficace la porta di ingresso.

Non vorrai fare come la maggior parte delle persone che tengono la porta spalancata? Concentrati sulla soluzione: quando puoi, tieni gentilmente le distanze dalle persone che sono già nella tua stanza e che non puoi evitare di incontrare: potrebbero. Queste persone – potrebbero anche essere famigliari o parenti – non devono prendere il sopravvento sulla tua vita (domestica).

Quando non avevo un buttafuori la mia stanza era come la sala di attesa di un pronto soccorso, facevo sempre entrare un caso dopo l’altro. Elizabeth “Libby” Sheele

È la tua stanza. Sei il responsabile.

Non dimenticarlo. Sei vincolato a una sola regola: c’è una porta, dalla quale le persone possono entrare ma non uscire. Quindi, desidero ripeterlo perché è fondamentale: le persone che si trovano nella stanza fanno parte della tua vita. Non puoi liberartene. Puoi solo assegnare un ruolo a quelle persone e, conseguentemente, collocarle in una zona della stanza, una zona lontana, nascosta, raggiungibile con una scala.

Tu hai un compito più importante: devi prendere possesso di uno spazio nella tua stanza – uno spazio riservato – dal quale osservi gli ambienti della stanza. Non è uno spazio occasionale. È il centro (interiore) della tua stanza. Se non ci fosse, tu non potresti immaginare la tua stanza. Saresti in balia delle persone che vivono nella tua stanza. Potrai solo reagire alle loro azioni. Quelle persone, si trovano lì per forza di cose: il tuo passato le ha portate lì, il tuo presente le sta lasciando entrare e il tuo futuro, se non provi a governarlo, si comporterà come il tuo passato.

Non usare il contagocce

Dal primo capitolo, avevo intuito che il libro mi avrebbe cambiata. E così è stato. Ho accettato la provocazione, trasferire la mia vita – reale e immaginaria – in una stanza. Cosa relativamente semplice. Ma vivere in una stanza, senza poter far uscire le persone indesiderate; questo mi aveva messo a disagio. Poi ho capito. Non c’è un limite al numero di persone che possono entrare. Come non c’è un limite alle persone positive che possono migliorare la nostra vita. La soluzione non era quella che avevo immaginato: usare il contagocce e far entrare il minimo indispensabile. La moderazione, perlomeno limita i danni.

Ma non è questa la soluzione. Dovevo imparare a guardare dentro la mia stanza. Cosa che, per quanto possa sembrare paradossale, non avevo mai fatto. Nonostante gli impegni, i successi, i momenti difficili della mia vita. Sì, è paradossale, ma è la situazione in cui si trova la maggior parte delle persone. Finché non assumono un buttafuori.

Who’s In Your Room, Ivan Misner

Commenta questo articolo

(Tutti i campi sono obbligatori).

Nome
Email
Commento

Stiamo parlando di fare rete, ascoltare, farsi ascoltare

Se vuoi imparare qualcosa di più, chiamami! Io sono a Roma e a Milano: mi chiamano “FrecciaRossa”!

Contattami